L’anno scorso lo Stato del Vaticano veniva incluso per la prima volta nella black list (l’elenco dei paesi con particolari regimi fiscali, detti anche paradisi fiscali). Il profondo restyling dell’immagine della Chiesa voluto da Papa Bergoglio (meno sfarzi e più trasparenza) non poteva bypassare l’annosa questione dello Ior.
Per questo motivo è stata istituita una “Commissione sullo Ior” per fare luce all’interno dell’istituto bancario vaticano e portare avanti l’opera di maquillage. Ma come cancellare decenni di ombre e scandali senza palesare decenni di ombre e scandali?
La soluzione è semplice: lo scorporo.
Il nuovo Ior sarà per metà Banca Etica (che gestirà il piccolo/medio credito) e per metà Fondazione (che gestirà gli investimenti più importanti).
La Banca Etica (soggetta ai maggiori controlli) si occuperà dei pezzenti, la Fondazione (per natura giuridica non obbligata alla trasparenza e mai inserita nella Black List anche se costituita in un paradiso fiscale) continuerà a gestire le patate bollenti passate, presenti e future.
Tanto poi c’è la confessione.